No, non parleremo dello schiaffo, delle cause e delle conseguenze, ne parlano già tutti, e soprattutto non è questo il luogo, non è il nostro interesse.
Considerando poi che è molto più giusto, semmai, parlare di tutto ciò che quello schiaffo ha quasi oscurato, ovvero il cinema, e quanto questa serata degli Oscar 2022 abbia confermato vari trend in seno all’Academy e rivoluzionato altri.
E non si può non partire dai dati storici, naturalmente. Perché se due anni fa si è fatta la storia con la vittoria del primo film non in lingua inglese, quest’anno c’è stata la prima vittoria di un film di un servizio streaming: CODA, targato Apple Studios (inoltre, anche il primo film vincitore del Sundance Festival a vincere l’Oscar più importante). Per una casa cinematografica nata appena tre anni fa è certamente un trionfo, che conferma il potere dello streaming ma anche quanto Netflix per svariati ragioni, col passare del tempo sempre meno chiare e giustificabili, sia inviso ai potentati dell’Academy.
Certo, il cavallo di Netflix non era ancora quello giusto, lo sapevano un po’ tutti ma Il Potere del Cane è rimasto a lungo primo favorito quasi di default, per mancanza di vera concorrenza. Ma la legge degli Oscar, in particolar modo da quando c’è il sistema di voto preferenziale (dal 2009) che premia i film con una largo e vasto consenso trasversale, è insindacabile: il film più divisivo, complesso e freddo non vince contro un film più emotivo, semplice e universalmente capibile (andate a rivedere tutte le corse agli Oscar dell’ultimo decennio). Ha vinto un film che in Italia è stato tradotto banalmente ma efficacemente “I Segni del Cuore” e già questa scelta fa capire che tipo di film è, a che target si riferisce, a cosa ambisce. In barba alla critica, naturalmente, in barba alle nominations, perché per i premi tutti votano per tutte le categorie, e infine in barba a ogni statistica: la vittoria di CODA, che aveva solo tre candidature, e le ha vinte tutte, senza nomination alla regia o al montaggio, senza alcuna nomination tecnica (da aggiungere, anche senza nominations ai Bafta o al DGA), non succedeva dal 1932.
Che ormai non si possa fare più affidamento sicuro alle statistiche è un dato di fatto negli ultimi anni, ma la vittoria di CODA va ben oltre il meccanismo del voto preferenziale. Semplicemente, per quanto l’Academy possa espandersi e variare la base geografico/culturale dei propri membri, difficilmente si vota davvero ciò che si ritiene il miglior film, seppur soggettivamente, ma si vota quello che fa stare meglio durante la sua visione, quello che porta con sé una “narrativa” più emotiva e appagante, quello che divide meno anche se poi è anche il più facilmente dimenticabile sul lungo periodo.
Insomma, l’Academy fa spesso la storia del cinema proprio fregandosene di segnare la storia del cinema.