
Pedro Almodovar – che oramai da anni, nei titoli di testa dei suoi film, si firma solo col cognome, tanto è diventato riconoscibile e affidabile – rimane uno degli autori europei più importanti e complessi, ancora oggi a 40 anni dal suo debutto.
Il suo cinema ha attraversato fasi distinte, rigenerandosi e attirando nuovo pubblico pur mantenendo intatti gli stilemi del suo immaginario: dalle commedie corrosive e dissacranti, figlie del desiderio di libertà del post-franchismo, diventate manifesto culturale della Spagna libera, ai melodrammi intimi e intensi, intrisi di sentimento e rapporti umani deragliati, simbolo della raggiunta maturità personale e artistica.
Pur evolvendo, sono sempre distinguibili i mantra della sua poetica: i personaggi femminili, gli amori tormentati, la libertà sessuale e omosessuale, l’uso estetico dei colori (il rosso su tutti), il desiderio, la famiglia non convenzionale, l’uso coraggioso di kitch e camp quando si tratta di commedie, o del vorticoso melodramma da soap opera quando si tratta di dramma, le influenze di maestri come Fassbinder, Fellini e Douglas Sirk, la fiducia ad un gruppo di attori e attrici che tornano sempre.
L’uscita del suo 21° film, forse il più personale, è l’occasione per scorrere la sua filmografia dal peggiore al migliore, ripercorrendo i tratti distintivi della sua poetica in pregi e difetti per arrivare all’ovvia risoluzione: nessuno è come Almodovar.
UPDATE: Aggiornato con l’uscita di Madres Paralelas al novembre 2021.
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